Elenco completo DOCG, DOC e IGT italiane (aggiornato a giugno 2022) | The Taste Seeker

78 Denominazioni di Origine Controllata e Garantita.

341 Denominazioni di Origine Controllata.

123 Indicazione Geografica Tipica.

E se vogliamo essere davvero esaustivi, 10 Presidi Slow Food.

Questo è il panorama vinicolo italiano quando si parla di denominazioni (aggiornato a giugno 2022). Ho pensato: perché non raggruppare insieme il tutto? In questo modo sarà facile andare a cercare le varie denominazioni e vedere quali regioni possiedono il maggior numero di vini protetti da denominazioni. Buona lettura!

PIEMONTE

A livello di DOCG (ed anche di DOC), nessuna regione italiana si avvicina al numero eccezionale del Piemonte. Va detto che, in alcuni siti, il numero viene riportato di un’unità in più. Il motivo? Viene aggiunto il Moscato di Canelli che, tuttavia, è una sottozona del disciplinare della DOCG Asti.

Non contiene invece nessuno vino classificato con la denominazione IGT mentre, a livello di Presidi Slow Food, ne può contare ben 3 (il 30% del totale in Italia): il vino Carema, il vino Moscato Passito di Strevi (che è anche una delle DOC piemontesi) ed il paesaggio terrazzato della Val Bormida.

VENETO

Al secondo posto, in termini di DOCG (14), troviamo la terra del Prosecco di Valdobbiadene, dell’Amarone, del Recioto e di tante altre perle enologiche, ovvero il Veneto.

Si tratta del primo produttore di vino in Italia in termini di quantità, avendo a disposizione una superficie vitata di oltre 75.000 ettari – di cui il 60% in pianura e il 40% in collina. A metà 2021 è possibile vedere che è proprio il Veneto ad essere la regione in cui si produce il maggior quantitativo di vino, con ben 11 milioni di ettolitri circa – probabilmente trainato anche e soprattutto dalla produzione ed esportazione del Prosecco.

TOSCANA

Cosa dire della Toscana? Probabilmente è la terra di vino più apprezzata all’estero, grazie soprattutto alla storicità del Chianti, alla poesia del Brunello di Montalcino e, negli ultimi anni, spinta ulteriormente dalla grande espansione dei cosiddetti Supertuscan, vini rossi prodotti con uve di taglio bordolese. Con le sue 11 DOCG si piazza al terzo posto nella classifica delle principali Denominazioni di Origine Controllata e Garantita, mentre con le DOC (39) si piazza di sole due unità dietro al Piemonte – il tutto integrato da 6 IGT.

LOMBARDIA

La Lombardia è una regione molto particolare quando si tratta, soprattutto, delle sue DOCG (5). Due di queste sono due spumanti Metodo Classico, incluso uno dei più famosi spumanti italiani, ovvero il Franciacorta. Dall’altra parte, due altre denominazioni sono dei vini fermi rossi secchi che si producono in Valtellina e realizzati con la Chiavennasca, ovvero la versione “locale” del Nebbiolo. L’ultima DOCG, invece, è uno dei vini dolci più pregiati d’Italia (ed uno dei miei preferiti in assoluto): il Moscato di Scanzo. Molto corposo è anche il comparto di DOC e di IGT, rispettivamente a 21 e 15 prodotti.

MARCHE

Le Marche sono una regione spesso e volentieri al di fuori dei radar nonostante abbia a sua disposizione un patrimonio enogastronomico di valore assoluto. Lo dimostra il fatto che sia la quinta regione italiana per numero di DOCG – a pari merito con la Lombardia ma distaccata per numero di DOC. Qui è possibile trovare davvero di tutto ma sicuramente è nota in particolare per il Verdicchio, vitigno a bacca bianca dalla straordinaria versatilità e capace di dare vita a due grandi denominazioni come quello di Matelica e quello dei Castelli di Jesi (entrambi nella versione Riserva). Estremamente interessante è anche la Vernaccia di Serrapetrona, capace di essere vinificata sia dolce che secca – e soggetta a tre fermentazioni.

PUGLIA

La Puglia è semplicemente la terra dei rosati. Qui è davvero impensabile restare a bocca asciutta se siete amanti della tipologia, ma non va dimenticato che è anche una regione colma di straordinarie uve a bacca nera, come il Primitivo, l’Aleatico, il Negroamaro, l’Aglianico, l’Uva di Troia, la Malvasia Nera, il Bombino Nero, il Susumaniello e l’Ottavianello

CAMPANIA

Se si parla di DOCG, la Campania offre scelte sia per gli amanti dei rossi (di quelli corposi grazie all’utilizzo dell’Aglianico) così come per chi predilige i bianchi – con i grandi prodotti a base di Fiano e di Greco. C’è poi quello che, accademicamente, è considerato il migliore compagno di merende della Mozzarella di Bufala Campana DOP: l’Asprinio di Aversa. E come dimenticare la Falanghina, i vini vulcanici del Vesuvio ed una delle denominazioni più affascinanti d’Italia, anche per il panorama in cui si trova, ovvero il Costa d’Amalfi.

FRIULI VENEZIA GIULIA

Tra il Collio, l’Isonzo ed i Colli Orientali del Friuli, il Friuli Venezia Giulia è un agglomerato affascinante di zone vinicole rinomate, capace di dare vita soprattutto a grandi vini bianchi (sia secchi che dolci): come non citare ad esempio il Ramandolo ed il Picolit dei Colli Orientali del Friuli, perfetti per chi ama finire in bellezza un pasto con un calice di vino dolce superlativo. Ci sono poi le grandi espressioni del Friulano, l’ex Tocai che ha dovuto cambiare nome nel 2008 dopo che in Ungheria si sono preoccupati del fatto che potesse essere scambiato per il loro Tokaji. Fatto curioso: se parliamo di Prosecco DOC, anche il Friuli rientra nella zona di produzione ammessa dal disciplinare.

LAZIO

Casa mia. La soggettività è difficile da rimuovere quando si parla del tuo luogo d’origine, tuttavia non sono qui per promuovere il mio territorio, bensì per compilare l’articolo in questione. A livello di DOCG, il Lazio ne conta 3, una per tipologia: un bianco secco, un rosso secco ed un bianco dolce. Sicuramente i Castelli Romani giocano un ruolo primario grazie alle denominazioni di Frascati, ma non va dimenticata la Ciociaria con le sue espressioni del Cesanese, la Tuscia con la sua predilezione per il Grechetto, per il famoso Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, il Moscato di Terracina e tanti altri prodotti che vale la pena scoprire.

EMILIA ROMAGNA

Sarebbe fin troppo riduttivo limitarsi a considerare l’Emilia Romagna come patria del solo Lambrusco, sebbene sarebbe interessante approfondire l’argomento dato che esistono molte varietà di questa deliziosa uva a bacca nera. A livello di DOCG, tuttavia, sono due i prodotti ad aver conquistato la denominazione: l’Albana di Romagna, che quando viene prodotta in versione dolce è capace di emozionarmi come pochi altri vini in circolazione, ed il Pignoletto dei Colli Bolognesi, un vino bianco dalle tante sfaccettature (fermo, spumante e frizzante).

UMBRIA

“Il polmone verde d’Italia”. Ebbene sì, quando si va in Umbria, le parole “aria fresca” sono sempre all’ordine del giorno, ancora meglio se accompagnate da un bel calice di vino e qui lo sanno fare eccome. Sicuramente il più famoso è il Sagrantino di Montefalco, da molti considerato il vino più tannico d’Italia, ma occhio a non scordarsi anche del Torgiano Rosso Riserva, un po’ meno acclamato rispetto al Sagrantino (quest’ultimo può anche essere passito) ma altrettanto buono.

ABRUZZO

Che sia con il Trebbiano o il Montepulciano, con l’Abruzzo si casca sempre alla grande: a tal proposito, cliccando qui potrete vedere come è andata una superba degustazione di uno dei migliori (se non il migliore) Trebbiano d’Abruzzo in circolazione. Piccola curiosità: la DOCG Terre Tollesi (chiamate anche “Tullum”) è probabilmente l’ultima DOCG in termini di istituzione dato che è stata creata nel 2019 – a partire dalla già esistente DOC.

SICILIA

Incredibilmente, da qui in poi inizia il trittico di regioni con una sola DOCG nel loro patrimonio ma questo è un esempio pratico di come la denominazione di origine controllata e garantita non sia propedeutica per avere un vino di grande qualità. In Sicilia c’è il Cerasuolo di Vittoria – che in realtà è un vino rosso, non rosato – ma parlando di DOC troviamo prodotti straordinari come l’Etna, il leggendario Marsala, vini dolci deliziosi come il Passito di Pantelleria e la Malvasia delle Lipari e tanto altro ancora.

SARDEGNA

La Sardegna ha uno dei patrimoni vitivinicoli più affascinanti e diversificati d’Italia. Basti pensare alla sua DOCG, ovvero il Vermentino di Gallura, un bianco eccezionale capace di accompagnare alla grande piatti di pesce degni di questo nome, o anche il Nasco di Cagliari DOC. Ma per gli amanti dei rossi c’è il Cannonau di Sardegna DOC ed il Carignano del Sulcis DOC, solo per citarne due. E come non pensare ai vini dolci: il Moscato di Sardegna DOC, la Malvasia di Bosa DOC ed il Moscato di Sorso-Sennori DOC. Per non parlare della Vernaccia di Oristano DOC, forse il vino ossidativo più famoso d’Italia dopo il Marsala. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti!

BASILICATA

Una sola DOCG, 4 DOC ed una IGT: non ci sono sicuramente molte difficoltà nell’imparare a memoria le denominazioni della Basilicata, una terra d’eccezione per un’uva non sempre facile da gestire come l’Aglianico, che qui nel territorio del Vulture dà vita a prodotti superiori alla media.

CALABRIA

Qui iniziamo a vedere le 5 regioni italiane che, ad oggi, non possiedono nessuna DOCG, ma non per questo andrebbero trascurate. Il Cirò DOC ovviamente gioca il ruolo del padrone qui, ma attenzione anche al Moscato di Saracena, un vino dolce e senza denominazione (ma protetto dal Presidio di Slow Food) che merita di essere assaggiato almeno una volta nella vita, anche e soprattutto per il suo particolarissimo metodo di produzione.

LIGURIA

In Liguria, obiettivamente, si va di bianco. Il Vermentino ed il Pigato sono due uve che giocano un ruolo primario nella regione ma non va dimenticato anche il Rossese di Dolceacqua DOC, un vino rosso atipico, quasi considerabile come un bianco mascherato. E come non citare poi lo Sciacchetrà delle Cinque Terre, forse il vino dolce più buono d’Italia…

MOLISE

Sono il primo a non essere molto ferrato sul patrimonio vinicolo molisano, ma una cosa la so per certa: il Tintilia del Molise DOC è un vino rosso che va provato se si è amanti della categoria!

TRENTINO ALTO ADIGE

Una sola DOC (con 8 sottozone, però) e 4 IGT: se ci si fermasse al numero di denominazioni, in molti penserebbero che il Trentino e l’Alto Adige (sì, quando si parla di enogastronomia bisognerebbe fare con l’Emilia Romagna e considerare il tutto come aree separate) non produca grandi vini. Sarebbe uno dei più grandi errori di sempre! Mi basta fare due nomi: il Trento DOC, il mio spumante preferito ed uno dei vini spumanti Metodo Classico più buoni del mondo, ed il Pinot Nero, che in Alto Adige raggiunge delle vette qualitative davvero superlative.

VALLE D’AOSTA

Povera Val d’Aosta… Una sola DOC, quantomeno corredata da 7 sottozone. Pertanto non ci sono scuse: vanno imparate a memoria! E comunque non lasciatevi ingannare: la mancanza di denominazioni non implica di certo una mancanza di qualità. Basti pensare al Petite Arvine, al Chambave Muscat, al Fumin, al Blanc de Morgex e potrei continuare!

PRESIDI SLOW FOOD

Ma non finisce qui. Ciò che è stato trattata finora è la codificazione delle denominazioni dei vini in Italia, ma c’è un’altra categoria molto importante da tenere in considerazione: i presidi [italiani] di Slow Food. Un paio di questi sono già vini che si possono fregiare della DOC, come i piemontesi Carema e Moscato di Strevi ma anche lo Sciacchetrà delle Cinque Terre. Anche i restanti vini possono essere inseriti nella categoria di prodotti da dessert. Ad esempio c’è il Vinosanto da uve affumicate dell’Alta Valle del Tevere (potete vedere il mio video qui), oppure il Moscato al governo di Saracena, dal metodo produttivo più unico che raro.

Insomma, chi vuole studiare tutto il patrimonio vinicolo italiano avrà molto da studiare, da analizzare… e da bere, perché c’è veramente l’imbarazzo della scelta per ogni tipologia pensabile di vino.

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